C’era un cedro di fronte al mio palazzo.
Un cedro di circa quarant’anni che come molti alberi del quartiere aveva adattato la sua forma all’edificio vicino al quale era stato piantato. “Cedrus atlantica”, ci informa il responsabile della ditta che è qui da stamattina presto, con l’incarico di abbatterlo.
Era uno degli alberi che rendono un giardino il quartiere. Uno degli alberi ai quali siamo grati per l’ombra, l’ossigeno, per l’aria profumata (ancora oggi, mentre il rumore della sega rompeva il silenzio del primo pomeriggio, il cedro spargeva l’odore intenso del suo legno). Una delle piante che fanno del quartiere una zona ambita, dove gli appartamenti valgono settemila euro al metro quadro.
Così, le persone che non si curano di tenere in vita questo patrimonio, non solo non hanno a cuore il bene dell’ambiente in cui vivono, ma non si curano nemmeno del loro bene personale, dei loro possedimenti. Alle otto del ventiquattro giugno, su via Picco dei tre signori, di fronte al condominio che ospitava quell’albero, si radunano un po’ di persone. Alcuni abitanti della strada, alcuni dei condòmini che non condividono la decisione della maggioranza di far abbattere l’albero colpevole di provocare dei danni al palazzo (condòmini, insomma, che hanno a cuore il bene dell’albero e il loro bene), due consiglieri dell’opposizione del IV municipio: tutte persone che sperano di poter evitare quello “spreco”, magari di rimandare l’esecuzione con l’auspicio di un ripensamento. Ma l’autorizzazione del comune parla chiaro: ognuno, nel proprio condominio, può fare ciò che vuole degli alberi che lo abitano. Dunque, che la pianta sia sana o malata, che sia pericolante o solida, che provochi danni o meno, gli uomini che l’hanno piantata e hanno goduto dei suoi servigi possono liberarsene a loro piacimento. In via Picco dei tre signori 20, le radici del cedro qualche disagio l’hanno provocato, ma chi si trova lì, confortato anche dall’opinione degli abitanti del palazzo che quel cedro vorrebbero tenerselo, pensa che valga la pena giocare le ultime carte. Controllare che le procedure siano state seguite correttamente, che le autorizzazioni non presentino vizi. Intanto la ditta preme per svolgere al più presto l’abbattimento e non perdere una giornata di lavoro; in breve arrivano i carabinieri che constatano la pacifica protesta (più che di una protesta, nota la consigliera Federica Rampini, l’atmosfera è quella di un funerale), e non tarda neanche il presidente del municipio, Cristiano Bonelli, che però si dichiara impotente di fronte alla decisione del condominio.
La battaglia dura poco, l’albero ne esce sconfitto e di lì a poche ore sarà prima privato delle sue fronde e poi definitivamente abbattuto. Ma chi può considerarsi vincitore?
Daniela Paladini
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